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Per Aspera ad Veritatem N.17 maggio-agosto 2000
Numero speciale
dedicato all'Unità d'Italia
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Leonardo SCIASCIA
La scomparsa di Majorana


È stata pubblicata all'inizio di quest'anno, per i tipi dell'Adelphi, la sesta edizione del fortunato lavoro di Leonardo Sciascia dedicato alla scomparsa, nel 1938, del trentunenne fisico siciliano Ettore Majorana.
L'opera, pubblicata per la prima volta nel 1975, entra nelle pieghe di una vicenda, certamente molto nota e tuttora irrisolta, con un approccio in cui trasposizione letteraria e documentazione storica dei fatti si fondono in un intreccio di notevole suggestione, nello stile del grande scrittore siciliano.
Ripercorrere i temi della scomparsa di Majorana ci sembra ben coerente con il contesto di questo numero della Rivista, in quanto, come diffusamente rappresentato anche nel saggio di Lea Ritter Santini, che chiude la pubblicazione, il tema di fondo che sottende il lavoro di Sciascia è un'inquietudine fondamentale verso la quale lo scrittore apertamente propende: la decisione di scomparire significherebbe il rifiuto dello scienziato che avrebbe percepito o solo intuito la sua responsabilità di fronte agli effetti tragici cui avrebbero potuto condurre le sue scoperte in materia di energia atomica. In particolare, lo scrittore si sofferma sull'intenso rapporto di Majorana con il fisico tedesco Heisenberg dal quale emerge, ad esempio, che pubblicazioni scientifiche che hanno visto la luce addirittura dopo la guerra contenevano acquisizioni già fatte proprie da Majorana numerosi anni prima e che egli stesso si era rifiutato di divulgare. Il rapporto tra scienza ed etica, quanto mai attuale, può essere insomma lo snodo centrale di questa storia: rapporto che, com'è ben noto, in tempi diversi personaggi diversi hanno risolto in altro modo.
Il tema non è nuovo in letteratura. Molto opportunamente, l'accurata postfazione cita l'esempio del Galileo di Brecht "quale nuova parabola e ammonimento", per narrare "la storia della responsabilità e della libertà dello scienziato"; ma anche di Die Physicher, di Dürrenmatt, dove il protagonista rinnega la sua scienza che considera giunta ad un traguardo pericoloso o mortale.
La vicenda dei ragazzi di via Panisperna, invece, non lascia trasparire apertamente tali interrogativi. Sciascia è tuttavia da subito convinto, navigando con ironia tra le burocrazie italiane e ragionando su sparsi indizi che destano non pochi dubbi in merito all'avverarsi dell'annunciato suicidio, che c'è qualcosa da capire se un giovane fisico, considerato da Enrico Fermi un genio assoluto, al pari di Newton e di Galileo stesso, decide di scomparire non lasciando più traccia di sé. E se è vero che elementi indicativi sono rintracciati nel carattere schivo, riservato, fuori dal gruppo del fisico siciliano, nel suo stesso rapporto distaccato con la cattedra che il regime intese attribuirgli presso l'Università di Napoli, nel momento di sua massima lontananza da Fermi e dal suo gruppo, subito da contraltare si pone, nella nebulosa del mistero della sua scomparsa, la passione per Pirandello, l'Autore di Mattia Pascal e di Uno, nessuno e centomila, di cui sembrano riecheggiare nella vicenda esistenziale di Majorana i temi profondi.
È quasi ovvio che un libro di Leonardo Sciascia meriti di essere letto. Come abbiamo cercato di dire, e come spesso è accaduto nell'opera dello scrittore siciliano, le riflessioni sul libro vanno bene al di là della storia che, certo non casualmente, egli ha scelto di raccontare con le forme del suo genio letterario.
Riflessioni che sono ancora qui davanti a noi, che ogni giorno vediamo trasformare la nostra vita nelle manifestazioni di un progresso che non sempre riusciamo a comprendere e che non di rado desta interrogativi profondi e importanti.